Il metodo Tomatis e la pedagogia dell’ascolto

“Paradossalmente, un allievo in difficoltà è spesso un bambino brillante. Le sue conoscenze stupiscono chi gli sta intorno. Di fronte a un mondo chiuso e opaco, egli sciorina tesori di immaginazione, di abilità e di intelligenza per innalzarsi al livello dei suoi compagni. Ma i suoi sforzi girano a vuoto. Il successo non arriva mai all’appuntamento. (…) Imparare – come camminare o parlare – è un’attività naturale dell’uomo, una sorta di piacere, rinnovato senza sosta, non esistono degli zucconi innati, dei bambini privi delle capacità di integrare correttamente le conoscenze. Questa affermazione, come una professione di fede, permette di capire le angosce cui devono far fronte i bambini che si trovano in una posizione di insuccesso scolastico. Come i loro compagni, hanno in sé una sorprendente spinta vitale. Ma a un certo punto della loro vita, sfortunatamente, sono caduti in fondo a un pozzo. Buttate loro una corda, ci si arrampicheranno. Da soli.”

Il 1° gennaio 1920 nasceva Alfred Tomatis, il geniale medico  francese che ha messo a punto quella pedagogia dell’ascolto che da lui prende il nome. Tutti i suoi libri sono stati tradotti e pubblicati in Italia. L’ultimo è Le difficoltà scolastiche, Ibis edizioni, con prefazione di Concetto Campo. Qui di seguito una breve sintesi del suo metodo, redatta da Enrica Baldi, responsabile artistica e scientifica di “tenera mente – onlus” per il Corso di Tutela Giuridica dei Minori che si è tenuto dal novembre 2011 al marzo 2012 alla Pontificia Università Lateranense.

Premessa

Offrire un buon ascolto al minore non è solo una questione di convinzione personale e di buona volontà. È una predisposizione psicofisica che vede nell’orecchio e nella neurofisiologia dell’ascolto il proprio fondamento.
Ammettiamo l’ipotesi che un giudice, un procuratore, un avvocato, un operatore sociale continuamente a contatto con bambini e adolescenti problematici e sofferenti, si trovi nella condizione di non riuscire ad ascoltare il minore come vorrebbe.
Pur animato dalle migliori intenzioni, si accorge che la sua pazienza non è sufficiente a vincere le resistenze del minore a parlare; che quello che il ragazzo o la ragazza dicono non gli sembra rilevante; che quando il minore inizia a parlare, lo assale un senso di spossatezza; che la paura di emettere un giudizio errato blocchi la sua attenzione e quindi la sua capacità di ascolto e valutazione.
Quello di giudice, procuratore, avvocato, operatore sociale è un mestiere emotivamente usurante: essere continuamente a contatto con la sofferenza di bambini e adolescenti si scontra con la propria, personale tolleranza al dolore.
Quello che viene loro richiesto è una continua assunzione di responsabilità verso un essere umano che non è in condizione di contrastarla ma che può solo subirla, e questo crea uno stato di ansia tanto più forte quanto più forte è nell’operatore, nell’avvocato, nel procuratore, nel giudice la coscienza della propria responsabilità. Le situazioni in cui è implicato il minore verso cui sono chiamati a decidere, sono caratterizzate da forti conflitti e questo può aumentare il disagio personale di chi in quei conflitti deve riuscire a vedere la soluzione più favorevole al minore: quella che gli risparmi sofferenza e che garantisca che le sue possibilità di sviluppo non vengano né menomate né annichilite. E questo incide sulla propria tollerabilità personale ai conflitti.
Di più, un caso determinato caso può riportare, in chi deve individuare la soluzione migliore per il minore, un proprio vissuto doloroso di cui il soggetto non è in grado di valutare il peso e l’interferenza, creando uno stato d’animo confuso che incide sulla decisione da prendere e che non permette un’equa compassione verso tutte le parti in causa, creando uno stato d’animo di irritazione, tristezza, spossatezza, impotenza.
Un generale senso d’impotenza può affievolire le capacità di giudizio e di azione, sopratutto quando gli insuccessi sembrano prevalere sugli esiti positivi delle decisioni prese in passato. L’ideale di giustizia, di soccorso, possono essere dei criteri guida, ma non risolvono le difficoltà del confronto quotidiano con le difficili e dolorose situazioni in cui si trova il minore per il quale si è chiamati a decidere. Per fronteggiare queste situazioni di sofferenza e di conflitto occorre una forza psichica non comune e quando questa dà segni di cedimento, occorre che venga recuperata e rinforzata.
Ci sono diversi percorsi di sostegno cui un giudice, un procuratore, un avvocato, un operatore sociale possono ricorrere. Io ne propongo uno, il metodo Tomatis come pedagogia dell’ascolto, di cui ho esperienza diretta e in cui profondamente credo per averne sperimentato su di me gli effetti e per essere stata testimone diretta e indiretta di molte terapie condotte a buon fine.
Non sono un medico, e non è facile per me sintetizzare in modo al tempo stesso comprensibile e non banale un complesso di conoscenze articolato, ricco di scoperte e di principi che riguardano sia il corpo che la psiche umana. Ho fatto il possibile, e spero di esservi riuscita. Vorrei però mettere in risalto un risultato cui il metodo Tomatis perviene in chi si sottopone a questa riconquista dell’ascolto: la possibilità di ricongiungersi a quella gioia che l’infante sperimenta prima di nascere e che da cui poi tenderà ad allontanarsi, a seconda degli eventi che attraverserà nella vita e delle caratteristiche sociali e culturali dell’ambiente in cui vive. Sono pochi gli adulti che riescono a mantenere intatta una capacità di gioia.
Ma riconquistare quella gioia, riattivarla dentro di sé, è una condizione necessaria per poter avere un rapporto costruttivo con un bambino o un adolescente, comunque questo rapporto si caratterizzi e in qualsiasi situazione questo scambio avvenga. Solo recuperando in sé la gioia si è in grado di farla rivivere nei bambini di cui ci occupiamo.

A. Caratteristiche generali

II metodo Tomatis – o metodo audiopsicofonologico – è una tecnica di stimolazione sonora e un intervento pedagogico volto a migliorare il funzionamento dell’orecchio, l’ascolto, la comunicazione verbale, il desiderio di comunicare. È stato individuato e messo a punto dal dott. Alfred Tomatis, otorinolaringoiatra e chirurgo francese, nato a Nizza nel 1920 e morto a Carcassonne nel 2001. Prima in Francia, poi all’estero (Canada, Stati Uniti, Europa) i1 dott. Tomatis ha dedicato la vita alle ricerche sull’ascolto, il linguaggio e la comunicazione, mettendo in evidenza la relazione esistente tra orecchio, linguaggio e psiche.

Nell’immediato dopoguerra ebbe occasione di effettuare le sue ricerche sia nel laboratorio di audiologia dell’Aeronautica Francese, dove curava gli operai che lamentavano problemi d’udito a seguito dell’ambiente di lavoro particolarmente rumoroso (banco di prova per motori a reazione e a scoppio, ribattitura di lamiere, martello pneumatico ecc.), sia nel proprio centro di audiologia medica, in cui curava cantanti lirici che lamentavano problemi vocali. Questo ampio campo di osservazione gli permise di scoprire che le frequenze dei suoni che la voce non riesce a emettere sono le stesse che l’orecchio non riesce a percepire correttamente. In laboratorio riuscì a verificare che ogni modificazione dello schema uditivo comporta anche una modificazione dello schema vocale, secondo quello che venne chiamato “Effetto Tomatis”. Nacque così il metodo Tomatis, presentato all’Accademia delle Scienze e all’Accademia di Medicina di Parigi (1957-1960), che si basa sul riconoscimento delle seguenti funzioni dell’orecchio umano:

·      percepire i suoni;
·      analizzare i suoni senza distorsione;
·      distinguere suoni alti e bassi;
·      percepire l’origine spaziale dei suoni;
·      prestare attenzione ai suoni che si vogliono ascoltare ed evitare quelli che non si vogliono ascoltare (concentrazione);
·      trasmettere energia al cervello tramite il segnale nervoso del suono (ricarica corticale);
·      mantenere 1’equilibrio e il rapporto con la gravità;
·      stimolare e mantenere 1’equilibrio neurovegetativo;
·      controllare la fonazione;
·      controllare l’abilità musicale.

Queste funzioni possono essere alterate a qualsiasi età a causa di incidenti, malattie o traumi fisici ed emotivi, da cui possono derivare difficoltà d’apprendimento, mancanza di motivazione, spossatezza, irritabilità e, in certi casi, anche depressione. Spesso quella che sembra essere una difficoltà organica o senso-neurale può dipendere solo da un cattivo utilizzo dell’orecchio, dovuto a scarso funzionamento, ritardato sviluppo o vari fattori emotivi. Una persona può proteggersi da informazioni auditive non gradite chiudendo parzialmente, o addirittura bloccando, l’ascolto attraverso un rilassamento dei muscoli dell’orecchio medio che però, se troppo a lungo inattivi, perdono la loro tonicità. I suoni risultano allora mal percepiti e analizzati scorrettamente a livello celebrale. Ma attraverso l’uso delle tecniche sviluppate da Tomatis è possibile ridare all’orecchio la sua efficienza, a patto che la causa non sia conduttiva o derivante da un danno senso-neurale.
Secondo Tomatis, una riduzione di ascolto che non derivi da una causa organica ha in genere un’origine emotiva. Traumi emotivi, a volte accompagnati da traumi fisici, portano, a parità di udito, all’esclusione delle informazioni auditive disturbanti; si verifica cioè una riduzione dell’ascolto. Questo stato di flaccidità dell’orecchio medio, simile alla chiusura delle palpebre per l’occhio, impedisce considerevolmente il passaggio del suono, senza che per questo la persona diventi sorda. I suoni sono percepiti in maniera imprecisa e, come risultato, sono analizzati in maniera non corretta e 1’ascolto ne viene ostacolato. Sfortunatamente però non è così facile per 1’orecchio aprirsi di nuovo, come lo è invece per l’occhio.

Un orecchio che funziona bene, in cui i muscoli svolgono le loro funzioni, è un orecchio che ascolta bene: analizza i suoni, può concentrarsi su quelli che vuole ascoltare e può momentaneamente tagliare fuori quelli che non interessano. Ad esempio, se in una sala affollata non si riescono ad ascoltare facilmente le parole del nostro interlocutore, ciò significa che il nostro orecchio non sta lavorando efficacemente: la selezione dei suoni avviene solo parzialmente.

L’orecchio ben funzionante percepisce e analizza ogni parte dello spettro sonoro con il massimo di velocità e precisione e integra i movimenti muscolari di tutto il corpo. A un buon orecchio corrisponde una voce di buona qualità e varia nei toni: noi ascoltiamo, parliamo, cantiamo, leggiamo, scriviamo e impariamo con il nostro orecchio. Migliorando l’ascolto non solo la persona può interagire meglio con l’ambiente, le persone e l’apprendimento; ma ha anche 1’opportunità di migliorare la qualità, la fluidità, la modulazione e l’articolazione della propria voce, con gran beneficio per sé e per le persone che ascoltano. Una buona voce è in grado di mantenere su di sé l’attenzione dell’ascoltatore.

Al fine di aiutare 1’orecchio umano a stabilire o ristabilire il suo pieno potenziale, il dr. Tomatis ha sviluppato un metodo di rieducazione all’ascolto che utilizza musiche elaborate da uno speciale apparecchio chiamato Orecchio Elettronico, che potenzia quello che è venuto a mancare all’orecchio in termini di efficienza: quando cioè si è chiuso l’ascolto su alcune frequenze. Nel trattamento attraverso l’Orecchio Elettronico, il soggetto si sottopone a sedute d’ascolto di musica di Mozart, filtrata secondo le frequenze che l’orecchio non è più in grado di ascoltare.

La ricarica corticale risultante dall’ascolto di musica ricca in alte frequenze quale quella di Mozart, si traduce in un aumento della motivazione personale, una maggiore facilità nel lavoro, un abbassamento del livello di fatica, un accresciuto senso di vitalità, un miglioramento dell’attenzione, della concentrazione e della memoria, e un ridotto bisogno di sonno. Tutti questi fattori, ma soprattutto 1’accresciuta capacità di concentrazione e memoria, possono aiutare considerevolmente il soggetto a migliorare la comunicazione e 1’apprendimento.

B. L’orecchio umano


Dal punto di vista anatomico l’orecchio è suddiviso in tre parti:

- orecchio esterno: padiglione auricolare e condotto uditivo esterno;
– orecchio medio: cavità anatomica contenente la catena di ossicini costituita da martello, incudine e staffa, limitata lateralmente dalla membrana timpanica e medialmente dalla parete labirintica dove hanno sede la finestra ovale e quella rotonda;
– orecchio interno: labirinto osseo contenuto nella rocca petrosa dell’osso temporale entro cui si modella il labirinto membranoso; in esso ha grande importanza la coclea.

Grazie ai suoi studi e alle sue sperimentazioni, Alfred Tomatis mise in evidenza che l’orecchio che esercita il controllo dell’ascolto e dell’intero circuito audiovocale è quello destro, che analizza i suoni su cui il soggetto concentra la sua attenzione, mentre l’orecchio sinistro percepisce i suoni dell’ambiente. Quando nell’ascolto – per stress o attitudine psicologica permanente – predomina l’orecchio sinistro, il circuito non funziona correttamente, generando un senso di frustrazione e di spossatezza nel soggetto. Tomatis poté anche dimostrare che, quando si modifica l’ascolto, non solo cambia la voce, ma si modifica anche la postura, il controllo del movimento e l’umore. Quindi l’orecchio umano non è soltanto un organo sensoriale, ma è anche un integratore corporeo e una dinamo per il cervello. Scrive Tomatis: “Se si dà all’orecchio la possibilità di udire correttamente le frequenze perse o compromesse queste vengono istantaneamente e inconsciamente ristabilite nell’emissione vocale” e “ la stimolazione uditiva effettuata per un certo periodo di tempo modifica, per fenomeno di persistenza, la postura dell’auto-ascolto del soggetto e, di conseguenza, la sua fonazione”.

La ricerca di Tomatis si è poi estesa alle modalità d’ascolto del feto e più in generale al ruolo dell’orecchio nello sviluppo dell’essere umano, elaborando questi principi:

– l’ascolto è un processo attivo che ha le sue basi fisiologiche soprattutto nell’orecchio, particolarmente nell’interazione tra orecchio medio e orecchio interno;
– questo processo attivo si sviluppa e si modifica nel corso degli anni secondo le esperienze vissute dal soggetto;
– la qualità dell’ascolto dipende dalla sinergia tra il sistema vestibolare e quello cocleare; il primo assicura la consapevolezza spazio-temporale, mentre il secondo è deputato all’analisi dei suoni.

C. Il metodo Tomatis come pedagogia dell’ascolto

Il metodo elaborato dal dott. Tomatis è prima di tutto una pedagogia dell’ascolto, che dà al soggetto l’opportunità di utilizzare al meglio il suo apparato uditivo. Le ragioni che portano una persona a compromettere il proprio ascolto sono profondamente radicate nella sua storia personale, familiare e ambientale; se l’individuo fa proprio un certo modo di ascoltare, quel modo è, per quanto deficitario, il migliore che ha potuto trovare. Il termine “audiopsicofonologia” esprime bene la forte implicazione psicologica di questo approccio.
Per Tomatis il desiderio di comunicare ha origine nella vita intrauterina. Fin dal quarto mese della gestazione (probabilmente anche prima) il feto è in grado di ascoltare i suoni che giungono al suo orecchio: soprattutto la voce materna, di cui il liquido amniotico presente nell’orecchio interno potenzia le frequenze acute: esso infatti funziona come un filtro acustico che lascia passare solo le frequenze più elevate, quelle tra i 6000-8000 hertz.
Il metodo Tomatis, tramite una stimolazione sonora fornita dall’Orecchio Elettronico, mira a riattivare tali processi arcaici di ascolto, in questo modo anche risvegliando nel soggetto il desiderio di comunicare.

  In altre parole, permette alla persona di riattraversare per mezzo dell’ascolto le diverse fasi del suo sviluppo psichico dalla comunicazione esclusiva con la madre fino alla comunicazione sociale.

D. L’orecchio elettronico

L’Orecchio Elettronico è un complesso strumento messo a punto da Tomatis, capace di modificare il modo in cui un soggetto ascolta, attraverso un condizionamento audio-vocale che porta l’orecchio a una modalità prestabilita di accomodamento del suono, determinata nell’orecchio medio dal diverso funzionamento dei muscoli che si inseriscono su due dei tre ossicini ivi situati: il martello e la staffa. È proprio qui che l’Orecchio Elettronico inizialmente agisce, inducendo alternativamente uno stato di tensione e rilassamento muscolare. L’azione esercitata su questi muscoli determina un adattamento sia della convessità del timpano sia dell’orecchio interno, attraverso la pressione esercitata sulla finestra ovale.
 Questo adattamento influenza la posizione relativa dei tre ossicini dell’orecchio medio, permettendo di aprire all’ascolto una banda uditiva che prima era preclusa e di migliorare la selezione dei suoni in entrata.

Inoltre, come abbiamo una mano o un occhio dominante, così abbiamo anche un orecchio dominante. È più vantaggioso ascoltare con l’orecchio destro perché esso è collegato più direttamente con l’emisfero sinistro del cervello, dove si trova il centro che controlla le abilità linguistiche. Se si ascolta di più con l’orecchio sinistro, l’informazione è inviata al cervello destro e deve essere reindirizzata all’emisfero sinistro per essere elaborata. Questo prende tempo e attraverso questo cammino tortuoso, i suoni rischiano di perdere parte degli armonici elevati.

E. La musica utilizzata

Il Metodo Tomatis è quindi una pedagogia dell’ascolto attivo, che utilizza l’Orecchio Elettronico nell’ascolto di brani musicali filtrati secondo la curva d’ascolto del paziente, come evidenziata prima della terapia da un apposito test. Sono brani ricchi in frequenze, ritmi e intensità, filtrati in modo da sviluppare le caratteristiche dinamiche necessarie alla stimolazione uditiva del paziente.

 Sono principalmente brani musicali tratti dai concerti di Wolfgang Amadeus Mozart, sopratutto quelli per violino, particolarmente ricchi di frequenze acute. La musica di Mozart ottiene risultati migliori di quella di qualsiasi altro compositore perché contiene in sé il ritmo e la forza della vita. Mozart crebbe in un ambiente particolarmente favorevole, a stretto contatto con la musica e il canto fin dalla vita uterina (sua madre era una cantante, suo padre un musicista), tanto da aver iniziato a comporre all’età di 5 anni. Secondo Tomatis la sua musica “traduce l’insieme dei ritmi cardiaci e respiratori che sono tipici della prima infanzia e che Mozart conservò per il resto della sua esistenza”. Per queste peculiarità la sua musica ha una straordinaria forza naturale, che dona a chi l’ascolta un effetto dinamizzante.
 Inoltre, essendo così ricca di frequenze acute, riporta il soggetto a ritroso verso un ascolto di tipo uterino.
Con la musica di Mozart, nel metodo Tomatis vengono utilizzati anche i Canti Gregoriani, che contengono tutte le frequenze della voce umana e si caratterizzano per un ritmo simile a quello del respiro: un ritmo libero che sfugge alla costrizione metrica. Il flusso melodico è regolare, senza spigoli e si crea una sorta di armonia tra la frase cantata e il respiro del cantore. La respirazione si calma, il battito cardiaco rallenta, la tensione delle arterie e il tasso sanguigno di acido lattico diminuiscono. In questo contesto musicale l’individuo può facilmente raggiungere uno stato di attenzione e rilassamento.

Bibliografia:

A. Tomatis, L’orecchio e la vita, Baldini e Castoldi, Milano 1992
A. Tomatis, L’orecchio e il linguaggio, Ibis edizioni, Pavia 1995
A. Tomatis, Come nasce e si sviluppa l’ascolto umano, Red!, Milano 2001
A. Tomatis, Siamo tutti nati poliglotti, Ibis edizioni, Pavia 2003
A. Tomatis, La notte uterina, Red!, Milano 2009

Enrica Baldi, 28 marzo 2012, Roma

Vedi anche:

Alfred Tomatis

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