Ada Negri: una donna che ama e lotta

Ada_NegriIo non ho nome / Io son la figlia dell’umida stamberga”.

In effetti, Ada nasce nel 1870 in una umile portineria di Lodi dove la donna-nonna e la donna-madre conducevano vite difficili, da sole.

Divenuta maestra, dopo un breve tirocinio a Codogno, fu la “maestrina” in un piccolo paese alle porte di Milano, Motta Visconti. Qui, con i suoi 120 scolari sporchi e pieni di pidocchi fu felice, partecipando, come solo lei sapeva fare, alle sofferenze di quel proletariato (così allora si diceva) che pure era suo, e di cui divenne voce: “O grasso mondo di borghesi astuti…”.

Era ancora la “maestrina” quando le prime poesie venivano pubblicate e il Corriere della Sera mandava giornalisti in quel paesino per intervistarla. Il suo libro “Fatalità” del 1892 venne condannato dalla Chiesa ufficiale, ma trionfò tra la gente che viveva quei sentimenti forti di giustizia e eguaglianza. Ironia della sorte, Ada si innamorò di un industriale da cui ebbe Bianca, e Vittoria che visse poche settimane. Per non tradire le sue idee lasciò il marito, le comodità, l’Italia. Che donna.

Intanto diventava famosa: oltre alle due candidature per il Nobel, nel 1931 otterrà il Premio Mussolini (all’uomo socialista si era sentita vicina) e nel 1940 – prima e unica donna – riceverà il titolo di Accademica d’Italia. La critica, però, non le fu favorevole, e se ne sentì ferita.

Fu, felicemente, nonna. Dalle cartoline inviate ai due nipotini, scegliamo questa in cui possiamo ammirare la sua grafia dalla presenza forte rappresentata dal calibro importante e dal tratto nutrito e fermo: se in altri documenti la sua scrittura risulta serrata e più angolosa a descrivere la forza e la tenacia con cui affrontava la vita, qui, da nonna, la distanza tra lettere si allarga, la forma si ammorbidisce nelle belle curve in rilievo: ora, importante, è accogliere. E tutti abbracciare.

Anna Rita Guaitoli

Ada nonna

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