Festa della donna: Anna Maria Mozzoni e Maria Montessori
La legge Casati del 1859 escludeva le donne nel loro complesso dalla formazione liceale e universitaria.
Solo nel 1874 venne permesso l’accesso delle donne ai licei e alle università, anche se in realtà venivano respinte le iscrizioni femminili.La legge non garantiva, inoltre, alcun diritto effettivo anche in relazione alla validità del titolo di studio: l’accesso alle professioni era di fatto negato alle donne.
È questo il terreno su cui si attuano, in Italia, i primi faticosissimi tentativi di costruzione di una donna nuova, tentativi che vedono schierate in prima linea studiose e letterate.
Della questione dell’istruzione delle donne si occupa in Italia anche il movimento emancipazionista che ha in Anna Maria Mozzoni (1837-1920) il suo punto di riferimento principale.
Fondatrice delle società femminili, impegnata a creare una rete di rapporti tra questione femminile e politica, la Mozzoni elabora la fondamentale tesi di una responsabilità sociale in relazione all’emarginazione della donna dai centri deputati allo studio, alla formazione e al lavoro.
Questa stessa tesi è ripresa e approfondita dalla celebre pedagogista Maria Montessori, insigne rappresentante dell’Italia al Congresso nazionale delle donne, tenuto a Londra nel 1899.
È una battaglia interna, sostiene la Montessori, quella da intraprendere, una battaglia finalizzata all’elaborazione della consapevolezza femminile: le donne devono essere solidali tra loro, le donne devono sapere di poter farsi carico di responsabilità famigliari, sociali e politiche.
La nuova sensibilità femminile deve essere capace di formare anche nell’uomo una nuova prospettiva sociale:
«Noi dunque – afferma la Montessori al Congresso – lavoriamo sole perché gli uomini non ci comprendono ancora, non ci sentono nella nostra grande missione nuova. Ma se un uomo precorre con la mente i tempi, e alla genialità scientifica unisce quella sociale, diviene pure naturale sostegno della causa femminile.»
Congiunzione della genialità sociale e della genialità scientifica significano unicamente una sola cosa: l’urgente bisogno di una nuova sensibilità sociale e culturale.
da Ranfonierika: “MARIA MONTESSORI: IL DIRITTO A UNA GENIALITA’ DELLA DIFFERENZA”
http://viadellebelledonne.wordpress.com/2008/05/10/maria-montessori-il-diritto-ad-una-genialita-della-differenza/
Anna Maria Mozzoni (1837-1920), attiva sostenitrice delle battaglie per l’emancipazione femminile, pubblicò a ventitré anni un saggio sulla riforma del codice civile in cui affermava per la stessa salvezza della famiglia la necessità che donna e uomo avessero la medesima personalità giuridica. Nel 1870 tradusse La servitù delle donne di J. S. Mill e già negli anni ‘80 era stata sostenitrice della battaglia suffragista. La legge elettorale politica del 25 marzo 1895 non conteneva alcuna disposizione che escludesse espressamente le donne dal voto, ma andava da sé che le donne in quanto tali non ne avessero diritto. L’«Associazione per la donna» nacque nel 1898 e nel suo Congresso del 1911 in Castel S. Angelo reclamava il divorzio e la laicità della scuola. Essa venne sciolta dal fascismo nel 1925.
Agli inizi del 1906 anche la studiosa marchigiana Maria Montessori fu tra le protagoniste della battaglia suffragista e a nome della «Società Pensiero e Azione» firmò un proclama, affisso su i muri di Roma e pubblicato il 26 febbraio dal quotidiano «La vita», in cui si legge: «Donne sorgete! Il vostro primo dovere in questo momento sociale è di chiedere il voto politico». La «Società Pensiero ed Azione» aveva tra le sue finalità l’unione solidale femminile e l’affermazione della donna intellettuale.
Il proclama riscosse adesioni in varie città italiane. Dal 1904 era infatti ripresa nel Paese la campagna suffragista che si andava concretizzando con la nascita, per iniziativa dei gruppi femministi, di Comitati pro-suffragio che invitavano le donne in possesso dei requisiti legali necessari – età e diploma di scuola superiore – a iscriversi nelle liste elettorali dei comuni di residenza. A Roma l’attività dell’«Associazione per la donna», cui aderì anche Montessori, nel febbraio 1906 condusse alla nascita di un comitato pro-voto e la studiosa, insieme ad altre laureate in scienze e lettere, fece domanda per essere iscritta nelle liste elettorali. I comitati discussero e propagandarono la mozione di Anna Maria Mozzoni per il diritto al voto per le donne, che doveva essere presentata al Parlamento, mentre, sempre nello stesso anno, nasceva il Comitato Nazionale pro-suffragio, sotto la presidenza di Giacinta Martini Marescotti. La mozione di Anna Maria Mozzoni venne pubblicata sul quotidiano «La vita» e tra le prime firmatarie, insieme alla contessa Taverna e Teresa Labriola, vi fu anche Maria Montessori.
La constatazione fatta dalla dottoressa nel 1899 nello scritto dal titolo Il Congresso di Londra e la questione femminile dello squilibrio tra il peso economico rappresentato dalla donna-lavoratrice nel bilancio del Paese e le leggi che ne salvaguardavano la salute e il lavoro, diveniva la base, su cui Montessori nel 1906 rivendicava come primo diritto quello del voto, che avrebbe consentito di rappresentare direttamente in Parlamento gli interessi femminili. Nella mozione Anna Maria Mozzoni, intervenendo a nome delle donne, rivendicava il diritto al voto proprio perché: «siamo cittadine, perché paghiamo tasse ed imposte, perché siamo produttrici di ricchezza, perché paghiamo l’imposta del sangue nei dolori della maternità, perché infine portiamo il contributo dell’opera e del denaro al funzionamento dello Stato».
Nonostante l’impegno delle femministe e la viva discussione che accompagnò la campagna suffragista, la mozione, discussa in Parlamento nel 1907, venne respinta. Nel 1912 il suffragio universale riguardò solo gli uomini mentre per le donne si trattò di aspettare sino al 1946.
da Paola Trabalzini, “Maria Montessori, un itinerario biografico e intellettuale (1870-1909)”
http://web.tiscalinet.it/mediazionepedagogica/anno_01/numero_01/trabalzini_paola