Che gran vigilia il mondo!

di Pedro Salinas, dalla raccolta “La voce a te dovuta”

 

Che gran vigilia il mondo!

Nulla era fatto.

Né materia, né numeri,

né astri, né secoli, nulla.

Non era nero il carbone

né tenera era la rosa.

Nulla era nulla, ancora.

Com’è ingenuo credere

che fu il passato di altri

e in altro tempo, ormai

irrevocabile, sempre!

No, il passato era nostro:

e nemmeno aveva nome.

Potevamo chiamarlo

a nostro piacere: stella,

colibrì, teorema,

invece che «passato»;

togliergli il suo veleno.

Un gran vento muoveva

verso di noi miniere,

continenti, motori.

Di che, miniere? Vuote.

Erano in attesa

del nostro primo desiderio,

per essere poi subito

di rame, di papaveri.

I porti, le città

galleggiavano sul mondo,

ancora senza un posto:

aspettavano che tu

dicessi loro: «Qui»,

per lanciare le navi,

le macchine, le feste.

Macchine impazienti

perché ancora senza meta;

ché avrebbero fatto la luce

se tu l’ordinavi,

o le notti d’autunno

se le volevi tu.

I verbi, indecisi,

ti guardavano negli occhi

come cani fedeli,

tremuli. Il tuo ordine

avrebbe poi segnato

il cammino, le azioni.

Salire? Rabbrividiva

la loro energia ignorante.

Era forse andare verso l’alto

«salire»? E andare verso dove

era «discendere»?

Con messaggi ad antipodi,

ad astri, il tuo ordine

avrebbe comunicato improvvisa

coscienza del loro essere.

di volare o trascinarsi.

Il grande mondo vuoto,

inerte, innanzi a te

stava: l’impulso

lo avresti dato tu.

E accanto a te, vacante,

non nato ancora, in affanno,

con gli occhi chiusi,

il corpo già preparato

per il dolore o il bacio,

con il sangue al suo posto,

io, in attesa

– ah, se non mi avessi guardato –

che tu mi amassi

e mi dicessi: «Ora».

SanValentino2021

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