Janusz Korczak

1° maggio 2011: Yom HaShoha


Oggi, 27esimo giorno di Nissan nel calendario ebraico, ricorre lo Yom HaShoah o Giornata del ricordo dell’Olocausto in memoria degli ebrei che furono uccisi nei campi di sterminio. Con profondo rispetto e sincera ammirazione “tenera mente – onlus” dedica questa giornata al pediatra ed educatore polacco Janusz Korczak e ai bambini accanto a cui morì a Treblinka.



«Io bacio i bambini con gli occhi, con il pensiero, e mi chiedo: chi siete voi, che rappresentate un tale meraviglioso mistero per me? Quali sono le domande che non osate porre? Li bacio col desiderio ardente di scoprire in quale modo, su quali problemi io posso aiutarli. Abbraccio i bambini con la mente, come l’astronomo cerca di abbracciare con la mente il firmamento qual è, quale è stato, quale sarà.»

Janusz Korczak (Henryk Goldszmit) nacque a Varsavia il 22 luglio 1878 in una famiglia ebrea integrata. Studiò medicina all’Università di Varsavia e iniziò a scrivere articoli e saggi per diversi quotidiani polacchi. Dopo la laurea, si specializzò in pediatria e iniziò a tenere, sotto lo pseudonimo di “il Vecchio Dottore”, una rubrica radiofonica, in cui delineava le sue teorie sull’educazione e il rispetto per il bambino. Nel 1912 assunse la direzione dell’orfanotrofio per bambini ebrei di Varsavia che, dopo le leggi razziali, venne trasferito nel ghetto. Benché gli venisse offerta da più parti la possibilità di fuggire all’estero e mettersi in salvo, rifiutò sempre di abbandonare i bambini al loro destino. E con loro morì in una camera a gas a Treblinka nel 1943. A lui e agli ultimi giorni del suo orfanotrofio è dedicato il film di Andrzej Wajda Dottor Korczak.



1942: la scelta

Dopo l’invasione tedesca della Polonia nel 1939, Korczak capì che la fine era vicina. Nel luglio 1942 i suoi seguaci e amici fecero un estremo tentativo di salvarlo offrendogli i documenti per espatriare, ma Korczak non cambiò la sua decisione: voleva restare con i suoi ragazzi. Tuttavia, per dimostrare che apprezzava i loro sforzi, promise di far loro avere il diario che aveva tenuto durante gli anni nel ghetto, e che oggi è pubblicato col titolo Diario del ghetto.

Il 6 agosto 1942 i nazisti ordinarono che i duecento ragazzi rimasti nell’orfanotrofio fossero condotti alla stazione e caricati su un convoglio ferroviario. Korczak sapeva che quel convoglio li avrebbe condotti alla morte nelle camere a gas di Treblinka.

Li fece disporre in fila, il più grande in testa con la bandiera della speranza: un quadrifoglio d’oro in campo verde, l’emblema dell’orfanotrofio. Come sempre, anche in quella terribile occasione Korczak fece in modo che fosse un ragazzo, non un adulto, a guidare i compagni. Subito dopo veniva lui stesso, con i due bambini più piccoli per mano, e dietro di loro marciavano tutti gli altri, in fila per quattro in ordine perfetto, sereni e sicuri come avevano imparato a essere durante la permanenza nell’orfanotrofio.

L’impressione di quanti li videro marciare fu che i ragazzi si avviassero al loro destino a testa alta, in segno di muta protesta o disprezzo per i loro assassini; in realtà, l’atteggiamento che veniva così interpretato era semplicemente espressione della grande sicurezza che i ragazzi avevano appreso dal loro maestro. Quando il piccolo esercito giunse nella stazione, il luogo del raduno, i poliziotti che fino a quel momento si erano dati da fare a caricare gli ebrei sui vagoni a colpi di frusta e di bestemmie, improvvisamente scattarono sull’attenti e del tutto spontaneamente resero a Korczak e ai suoi ragazzi il saluto militare.

Pare che fino all’ultimo, alla stazione, venissero compiuti tentativi per salvarlo. Una delle guardie arrivò a dirgli di andarsene, perché l’ordine riguardava soltanto i ragazzi, e non lui; cercò addirittura di allontanarlo con la forza. Ma Korczak, di nuovo, rifiutò di separarsi dai suoi ragazzi, e partì con loro per Treblinka.

da Bruno Bettelheim: “Una storia per il nostro tempo”, in La Vienna di Freud, Feltrinelli 1990



Libri di Janusz Korczak:

“Come amare il bambino” (1920) Luni Editrice

“Quando ridiventerò bambino” (1924) Luni Editrice

“Il diritto del bambino al rispetto” (1929) Luni Editrice

“Diario del ghetto” (1978) Luni Editrice

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