Progetto Armenia
Progetto di sensibilizzazione sul metodo Montessori e la pedagogia teatrale di Peter Brook in Armenia
A Vanadzor, in Armenia, “tenera mente – onlus“, in collaborazione con il Cisp (Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli) ha tenuto quattro giorni di sensibilizzazione sul metodo Montessori e la pedagogia teatrale di Peter Brook, nella Scuola “22” per 45 insegnanti delle locali scuole dell’infanzia, elementari e medie. Oggetto della sensibilizzazione è stato un diverso rapporto adulto/bambino tanto nella scuola quanto nel teatro: tra maestra e alunno secondo il metodo Montessori, tra regista e attore secondo una pedagogia ispirata al lavoro di Peter Brook, eminente uomo di teatro contemporaneo.
L’Armenia è un paese molto antico, le cui radici affondano nel neolitico, e che ha attraversato tante civiltà, da quella mesopotamica a quella romana, fino a essere nel 301 il primo stato a riconoscere il cristianesimo come religione di stato; l’editto di Costantino è infatti del 311.
In epoca recente, dopo la conquista dell’indipendenza dall’Unione Sovietica nel 1991, l’Armenia sta ricostruendo la sua identità culturale e un proprio sviluppo economico, malgrado le difficoltà con i paesi confinanti: l’Azerbaigian, con cui è in guerra da molti anni per il controllo della regione Nagorno Karabakh; la Turchia che, assumendo in questo conflitto posizioni filo-azere, ha chiuso le frontiere con l’Armenia; la Georgia, con cui l’Armenia ha scambi commerciali, ma da cui la divide un diverso rapporto con la Russia. Dalla tradizione propria e da quella sovietica rimane la grande importanza data all’educazione, per cui presidi e insegnanti, grazie al contributo soprattutto della diaspora negli Usa, Canada e Francia, fanno oggi il possibile per ristrutturare scuole e rinnovare i metodi di insegnamento.
Per quanto riguarda il metodo Montessori, durante le giornate di sensibilizzazione a Vanadzor, si è parlato soprattutto della sua applicazione a bambini tra i 3 e 6 anni. E’ a partire dai 3 anni, infatti, che il bambino inizia il vero processo di autoapprendimento; è in grado di analizzare gli stimoli che l’ambiente gli offre e di fare proprie nuove acquisizioni psico-motorie e specifici apprendimenti culturali, costruendo da sé quel sapere che sarà alla base di ogni suo futuro apprendimento. A nostro avviso l’adozione del metodo Montessori fin dalla scuola dell’infanzia non è oggi una scelta opzionale, bensì una necessità perché, essendo esso basato sullo sviluppo neurologico dell’essere umano e sull’evoluzione dei bisogni psicofisici del bambino, permette l’educazione per quel “mondo nuovo”, di cui già nel 1913 Maria Montessori individuava con chiarezza le caratteristiche. Il Montessori è un metodo educativo adatto alle rapide trasformazioni che tutte le società oggi stanno attraversando e implica una ricca e complessa formazione degli insegnanti, i quali nei metodi tradizionali sono abituati a comunicare al bambino ciò che già sanno – quindi, relativo al passato – mentre il loro compito dovrebbe essere quello di dotare il bambino, fin dalla più tenera età, degli strumenti necessari per agire da adulto responsabile e innovativo nella società di domani.
Più di un secolo di applicazione del Montessori nelle classi prescolari e nella scuola elementare in quasi tutti i paesi del mondo, ha confermato l’efficacia cognitiva ed etica di questo metodo, così come le più recenti scoperte delle neuroscienze hanno confermato i principi scientifici su cui Maria Montessori ha basato la sua Pedagogia Scientifica, sempre verificandola e arricchendola: dall’apertura della prima Casa dei Bambini nel 1907 fino alla sua morte nel 1952.
Per quanto riguarda invece Peter Brook, la definizione di “pedagogia teatrale” è personale: Brook infatti rifugge da ogni definizione che restringa o irrigidisca l’ampiezza e la duttilità del modo con cui egli perviene alla messa in scena di un testo. Ne ho appreso le basi nel corso di numerosi stages con alcuni dei suoi attori, il francese Jean-Paul Denizon, responsabile della preparazione drammatica dei cantanti e attori di “Carmen” e del “Mahabarta”, e il Griot del Mali Sotigui Kouyate, attore di rilievo del CIRT (Centro Internazionale di Ricerche Teatrali), che Peter Brook fondò a Parigi nel 1971. Questa mia personale definizione di “pedagogia teatrale” deriva dalla constatazione che per un attore ogni nuovo personaggio da interpretare corrisponde alla nascita e alla crescita dentro di sé di un nuovo essere umano. Il modo in cui Brook come regista-coordinatore alimenta e favorisce questa crescita equivale – a mio parere – a un processo pedagogico finalizzato alla realizzazione di tutte le qualità umane, sia collettive che individuali. Nulla preesiste; tutto nasce da ciò che ogni singolo attore è in grado di creare ed elaborare, individualmente e come membro di un gruppo che persegue lo stesso obiettivo: la messa in scena di un testo da offrire al pubblico. Brook porta i suoi attori alle soglie della creatività e osserva dall’esterno quanto essi scoprono, privilegiando nella selezione gli elementi che più contribuiscono a rendere comprensibile la storia che tutti insieme raccontano. E questo non è un percorso critico-intellettuale, ma è un processo che coinvolge l’unità psico-fisica dell’individuo, sempre in relazione con gli altri.
Nel metodo Montessori e nella pedagogia teatrale di Peter Brook ci sono molti elementi in comune. Entrambi si basano sulla concezione dell’essere umano come un essere vivente in perpetua evoluzione e portatore di caratteristiche e valori che non sono circoscritti a una singola cultura, nazione o società, ma sono comuni a tutte, perché insite nella natura umana. Più precisamente, i principi su cui entrambi si basano sono:
– rispettare la persona
– coltivare e promuoverne l’autonomia
– affidare alla libera scelta lo sviluppo della personalità
– attrezzare l’ambiente secondo i bisogni del gruppo che lo vive
– concepire il gruppo come una comunità operosa
– caratterizzare l’adulto (l’insegnante e il regista) come occhio esterno che osserva; coordinatore discreto, consulente non invasivo.
Queste caratteristiche comuni sia a un gruppo-classe sia a un gruppo-troupe determinano l’originalità del sapere e della creatività di ciascun partecipante che diventano sapere, creatività e originalità di tutto il gruppo. E su questo diverso rapporto adulto/bambino (intendendo per bambino il personaggio cui l’attore dà vita) si basa una pedagogia non autoritaria e solidale. Inoltre, prima ancora di essere fruibile dai bambini, questa “pedagogia teatrale” permette agli insegnanti di sentirsi un gruppo affiatato che condivide la finalità di migliorare il processo educativo. Di più, una buona preparazione artistica da parte degli insegnanti mette i loro allievi in condizione di esprimere in modo originale il loro rapporto con la collettività e di rappresentarsi il proprio futuro in modo immediato e non condizionato dalla quantità di nozioni che assimilano (o non assimilano).
Nella sensibilizzazione condotta a Vanadzor, i due metodi hanno avuto uno straordinario effetto sinergico. Al mattino il gruppo di 45 insegnanti ascoltava attento le spiegazioni che accompagnavano la visione di sequenze fotografiche sui vari argomenti; il pomeriggio quello stesso gruppo viveva nella grande palestra della Scuola “22” un’esperienza del tutto nuova di interazione reciproca attraverso il movimento, il corpo e la parola. E questo dava nuova vitalità al gruppo, favorendo una partecipazione sempre più affiatata e gioiosa nell’incontro del mattino successivo.
Maria Montessori è penetrata nella parte più remota della psiche in sviluppo del bambino, Peter Brook privilegia nell’adulto quelle qualità che fanno del bambino un essere aperto a ogni nuova esperienza, non viziato da pregiudizi, perché ancora in contatto con le proprie percezioni e sensazioni. È infatti dal gruppo degli attori – dalle loro percezioni, intuizioni, conoscenze – che prende vita lo spettacolo. Così, Maria Montessori riteneva il bambino essere l’embrione spirituale da cui si forma l’adulto e le comunità infantili – in cui i valori succitati vengano rispettati – essere un embrione sociale, portatore di valori da cui poi l’essere umano devia per non aver la sua educazione rispettato lo sviluppo naturale delle sue capacità e dei suoi interessi.
Enrica Baldi, responsabile artistica e scientifica di “tenera mente – onlus”
Vedi anche:
www.assoarmeni-romalazio.blogspot.com