Carnevale a Calvi d’Umbria

Oggi, a 58 anni, insegnante di Casa dei Bambini (Montessori), sono qui a considerare  meravigliosa  la mia esperienza di “educanda”: così si definivano le bambine che venivano affidate alle cure delle suore di un collegio.

Un collegio particolare, quello delle Suore Orsoline di Calvi dell’Umbria, dove ho vissuto dai 5 ai 10 anni, fatte salve le vacanze canoniche: un antico castello, lascito di una nobile famiglia all’Ordine, con saloni, arazzi, scalinate in pietra, salottini di rappresentanza, forno per il pane del mercoledì,  “vasche” per il bucato con il sapone fatto a mano, un giardino immenso che diventava campagna, il pollaio, il porcile…

Le suore, donne meravigliose, affettuose, dolci, competenti, ognuna specializzata nel suo compito:  Madre Giuliana la Superiora, insegnante alla scuola pubblica, le Madri Assistenti Agnese e Fortunata sorelle  insegnanti, incaricate della nostra cura, Madre Del Rosario Economa, scozzese e patentata, addetta ai pagamenti e a tutti i rapporti con l’esterno, cioè i contadini della tenuta di San Lorenzo e gli operai per la manutenzione, la distribuzione delle ostie nelle chiesette del circondario, poi Suor Scolastica la cuoca, Suor Angelica addetta all’orto e al giardino, Suor Bernardina la guardarobiera, la maestra dell’asilo comunale Madre Maria di Nazareth. A ognuna di loro corrispondeva un rintocco particolare della campanella del cortile, per essere convocate dalla Superiora o per incarichi particolari.

Inizialmente eravamo una decina, poi siamo rimaste in tre: tre bimbe da viziare e coccolare per supplire alla latitanza della famiglia.

La scuola era quella pubblica, con i bambini del paese: si faceva a gara per portare la cartella alla maestra e tutti gli eventi dell’anno erano vissuti in maniera totalizzante: il mercato, la fiera degli animali, la nevicata, il Carnevale, mascherate per tutto il giorno, con abiti d’epoca e “trucchi” di cui ancora oggi ricordo il profumo magico.

La S. Messa la domenica, talvolta con la divisa, una lezione settimanale di Storia Sacra e il venerdì il taglio delle ostie da distribuire alle varie parrocchie: si tagliava e si mangiava; a giugno tutte mobilitate per la raccolta di rose, bosso e ginestre, da sfogliare poi intorno a grandi cesti, per  l’Infiorata del Corpus Domini. E poi i mezzi guanti, gli scaldini personali da rimboccare con le braci del braciere grande, la brocca e il catino di smalto per lavarsi al mattino, il fiocco del grembiule e dei capelli sempre perfetti, la raccolta dei funghi in pineta, i giochi serali con le suore: rubamazzo, ludo, il Carosello alla tv il sabato sera. Le malattie infettive prese contemporaneamente che ci costringevano a letto e costituivano l’ennesima occasione di divertimento e infine le ombre della sera, da quella di Suor Angelica che si spogliava dietro la tenda a quella dell’insetto posato sul lumino della notte riflessa, enorme, sul soffitto del dormitorio mentre fuori dal burrone sotto le finestre, arrivavano i versi degli uccelli notturni…

Oggi il monastero è un museo; io sono tornata periodicamente dalle mie suore poi se ne sono andate e con loro la mia infanzia felice.

Daniela Musy

  • quest’articolo mi è piaciuto moltissimo perché anch’io ho vissuto 5 anni della mia infanzia in questo meraviglioso posto godendo dell’affetto della carissima Madre Fortunata mia educatrice a tempo pieno e sono grata a tutte le suore per l’ottima educazione impartitami durante il mio soggiorno presso il loro Convento…grazie Daniela forse tu non mi ricordi…io sono la sorella maggiore di Emilia (che ricorderai sicuramente) e di Enrica di cui hai due delle foto che hai pubblicato

  • Ciao Angela,sono molto contenta che tu abbia potuto ritrovare un’amica di un’infanzia così particolare grazie al nostro sito. Ne ho inviato notizia a Daniela, e spero che si sia potuta mettere in contatto con te.
    Tanti auguri! Enrica Baldi

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