2012: anno di Korczak
«Nessuno dirà mai ad un adulto ‘vattene’, ma a un bambino lo si dice spesso. Quando un adulto si dà da fare il bambino sta fra i piedi, l’adulto scherza e il bambino buffoneggia, l’adulto piange e il bambino frigna e piagnucola, l’adulto è vivace e il bambino irrequieto, l’adulto è triste e il bambino ingrugnato, l’adulto è distratto e il bambino tonto, sciocco. L’adulto è sovrappensiero, il bambino inebetito. L’adulto fa qualcosa con lentezza, il bambino perde tempo. Sono solo modi di dire scherzosi, ma quanto poco delicati. Un bimbetto, un marmocchio, un moccioso, un monello: e questo persino quando non è arrabbiato, quando vuole essere buono. Che farci, ci siamo abituati, ma a volte questo disprezzo dispiace e irrita.»
Qui Milano – Nelle scuole un concorso per Janusz Korczak
Le scuole lombarde avranno la possibilità di riscoprire Janusz Korczak (Varsavia 1878 – Treblinka 1942), pedagogo ed educatore, autore di straordinarie pagine sui diritti, la psicologia, la dignità dei bambini. Lo ricorderanno nell’anno del settantenario dalla sua morte, e del centenario dalla fondazione, a Varsavia, della Casa dell’Orfano, l’istituto in cui applicò le sue teorie educative, prima di scegliere di seguire i bambini nel destino dello sterminio (nonostante gli fosse stata ripetutamente offerta la possibilità di salvarsi). Ma, come ha messo in evidenza il convegno a chiusura della mostra a lui dedicata nel chiostro dell’Università cattolica di Milano, “il pedagogo polacco deve essere ricordato non solo per come è morto, ma anche per come è vissuto” secondo le parole della professoressa Simonetta Polenghi, direttore del Dipartimento di Pedagogia, che ha ripercorso alcuni dei punti più importanti dell’opera di Korczak, la personalizzazione dell’insegnamento, la centralità del bambino, l’importanza della sua dignità e libertà. “Principi di una modernità sconcertante, che fanno di Korczak una figura da riscoprire” ha sottolineato Morena Modenini dell’Ufficio scolastico regionale, presente all’incontro insieme al Console generale della Repubblica di Polonia Jerzy Adamczyk e a Jadwiga Chabros, presidente dell’Associazione dei polacchi a Milano. A portare i saluti della Comunità ebraica è stato invece l’assessore alla Cultura Daniele Cohen. Insieme le varie istituzioni patrocineranno una nuova iniziativa per ricordare e divulgare il messaggio di Korczak: un concorso aperto alle scuole di ogni ordine e grado per la produzione di un numero unico di giornalino scolastico, rigorosamente in formato digitale, sul tema dei diritti dell’infanzia. “Korczak è stato uno degli inventori del concetto di giornale di classe, uno dei primi a capire l’importanza dei mezzi di comunicazione nella formazione, a indicare nella stampa un mezzo per l’educazione alla cittadinanza – ha spiegato il professor Pier Cesare Rivoltella, direttore del Centro di ricerca sull’educazione ai media, all’informazione e alla tecnologia e ideatore dell’iniziativa – Per questa ragione ci teniamo a continuare a celebrare quello che in Polonia è stato proclamato l’Anno di Korczak con una manifestazione di ampio respiro: stiamo procedendo alla selezione del comitato scientifico, speriamo di lanciare ufficialmente il concorso in novembre e di avere la giornata conclusiva con la premiazione dei lavori a maggio”.
Rossella Tercatin – http://moked.it/
È l’anno di Janusz Korczak?
Tre nuovi libri sul celebre educatore polacco
Haaretz dedica un reportage alla figura di Janusz Korczak, il pedagogo polacco che seguì i suoi piccoli allievi fin nelle camere a gas dei lager nazisti. Quest’anno sono usciti in Israele tre libri dedicati all’educatore, che svolse la sua attività per 40 anni prima di seguire il destino del popolo ebraico ad Auschwitz.
In primo luogo è uscita la traduzione in ebraico di King Matt the First, un suo libro per l’infanzia. Il traduttore, Uri Orlev, spiega che Korczak oltre ad averlo colpito da bambino per i suoi testi, l’aveva affascinato perché era stato il docente del suo maestro. Sempre per sottolineare che la sua opera va al di là dell’epoca nazista, il linguista spiega: “Korczak operava in un’epoca in cui si usavano metodi correttivi come le frustate, per i bambini. Lui si oppose fermamente a queste pratiche e in generale contro l’autoritarismo della società adulta.
Fu tra l’altro l’autore di una Dichiarazione dei diritti del bambino per la quale l’infante ha diritto all’amore, al rispetto, a fare errori, a vivere nel presente, a essere se stesso o se stessa, a essere bocciato, a protestare contro un’ingiustizia, a essere apprezzato per com’è e ad avere dei segreti. Tutto questo nel 1924″.
Anche il filosofo Moshe Shner, che al pedagogo polacco ha dedicato il libro Janusz Korczak and Itzhak Katznelson – Two Educators in the Abysses of History, concorda che non si possa ricordare questo Giusto fra le nazioni solo per il suo sacrificio durante la Shoah. “Era di origini ebraiche, ma mancava di tratti ebraici. Non parlava né l’ebraico né lo yiddisch, nonostante sapesse molte lingue”.
Il libro, sempre di quest’anno, The Child is a Person: Janusz Korczak’s Educational Thought, di Marc Silverman, chiarisce infine che il medico ed educatore polacco scelse di seguire i bambini nelle camere a gas come supremo atto di ribellione di un uomo che aveva dedicato la sua vita al principio per cui ai bambini non dev’essere imposto nulla contro il loro consenso.
“Korczak fece fino in fondo ciò che predicava”, e proprio per questo, purtroppo, non si riesce troppo spesso a disgiungere la sua figura scientifica dalla sua figura di Giusto sempre intento a difendere la dignità umana.
http://www.gariwo.net
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